Una autrice post-accademica

Graziella Tonfoni

 

 

In occasione dell' annuale giornata mondiale del libro, 23 aprile 2019 ecco un intervento in anteprima di “Graziella Tonfoni post-accademica”, intellettuale non allineata, scienziata atipica, ricercatrice interdisciplinare, che fa del perseguimento della verità dei fatti, della conoscenza esatta dei dettagli, nella verifica precisa dei dati, il fine della propria esistenza, scoperchiando tanti luoghi comuni. Narratrice immaginifica, di costanti allegorie, divulgatrice minuziosa, socialmente impegnata, fu già definita, durante il suo passato di ricercatrice docente universitaria, come “voce fuori dal coro” per il suo stile cangiante, per il suo periodare preciso, mai polemico, neppure offensivo.

Donne di numeri, non donne calcolatrici, sono le economiste, le ragioniere, le contabili, le  scienziate computazionaliste, come Graziella Tonfoni, che si è occupata di lessico matematico, di linguaggi controllati e di programmazione, analizzando l' esattezza dei tecnicismi, nell'era del frastorno cognitivo e del deragliamento dei significati, che si disperdono nel magma globale. Scrittrice assidua ed estremamente prolifica,si occupa attualmente, di cifre di lettori, di conteggio accurato di giudizi critici, perfino della somma di indici di apprezzamento, come appare nei titoli e sottotitoli dei suoi quotidiani contributi. Affronta problemi di lessicologia, indica quegli spostamenti interpretativi, derivati dalla frettolosità di giudizio, che producono imprecisione comunicativa, materializzandosi in errori, attraverso la pratica di termini avulsi, usati senza tenere conto degli slittamenti impercettibili, rotolamenti sdrucciolevoli del senso, che le parole subiscono nell'epoca attuale.

Con il titolo complessivo di Anno 2018 propone, nel suo ruolo di autrice post-accademica, un compendio virtuale, preludio in formato provvisorio.  Si tratta di mettere in connessione una fitta rete di concetti, filiera di spunti, a disposizione di una sceneggiatrice, che intenda derivarne a puntate una serie televisiva, vero e proprio period drama, che illustri la contemporaneità del post-digitale, evidenziando un' annata simbolica, particolarmente convulsa e concitata.
Un titolo esemplare, sovrapponibile a quattro sottotitoli, che diventerebbero capitoli, con relativi capoversi, in forma di rime, renderebbe possibile capitalizzare di una sequenza di pagine, solo parzialmente formattate e assemblate, prive di una numerazione consecutiva. Non appare un valore aggiunto, di editing redazionale particolarmente elegante, nonostante gli eccessivi ringraziamenti, che paiono essere piuttosto esortazioni, preliminari incoraggiamenti,  dell'autrice, rivolti a chi farà parte del comitato editoriale.
Forse prevedevano gli editori, come si nota dalle copertine, di richiamare prima l'attenzione di uno sponsor, per subentrare e investire poi, dopo che la serie televisiva fosse stata realizzata, procedendo successivamente, con una loro riedizione complessiva, finalmente elegante, a rischio economico nullo, avendo valutato accuratamente, accertato,  l'interesse specifico della audience, a visione filmica conclusa e indice degli ascolti ufficialmente reso noto.
Si rileva come la scrittrice, pur accettando di esemplificare e di semplificare, rifiuti categoricamente di prospettare criteri comuni, omologanti, che rendano simili, equivalenti le variegate composizioni, nelle distinte lingue europee, comprimendo i tempi di lettura delle frasi, per ottemperare a norme e convenzioni astratte. Non diventa mai, la sua, una prosa sospesa, ambigua, di buon senso interrotto.
Ripensata per diventare complessivamente una antologia unica, se curata da edizioni congiunte, da redazioni eleganti, che prevedano revisori di bozze professionali, non solo correttori automatici, questa sequenza di impaginati provvisori, in parvenza di edizione momentanea, è una bozza instabile. Si può considerare come una compagine di digressioni narrative, che attraverso alcune spaziature disomogenee, con virgole sospese, dichiara  ai lettori le avvenute divulgative estrapolazioni, i trasferimenti di un concetto in altrui saggi.
Per aumentare la propria credibilità, una autrice post-accademica, attraverso la notiziabilità spicciola, promuove la leggibilità sostenibile, suggerendo alcuni interstizi di manovrabilità lessicale.
Molto, dal tanto di più composto da lei, è stato prestato ad altrui prose, liberamente mutuato, senza prevedere necessariamente un ritorno. Altrettanto resta in qualche modo congelato, sono marginalia e precisazioni, che neppure tenta di pubblicare, certa che sarebbero  equivocate tante sue espressioni di compunta, seria preoccupazione.

Ecco a far fede, alcuni appunti che lei stessa aveva progettato, perché diventassero una appendice lessicale unica, dal titolo sommario: Parole che contano.

Secondo Tonfoni G. 2018, assistiamo oggi all'impoverimento lessicale progressivo, che produce un depauperamento nelle nuove terminologie, che appiattiscono senso e significato. Ci muoviamo nell'epoca della dettatura della povertà espressiva, che conduce, inesorabilmente, al pauperismo morfologico. Nessun lettore si arricchisce, secondo l' ideologia della riduzione delle disparità: chi sempre leggeva molto, a cui siano sottratte pagine,  per affidarle a chi mai comprava libri, si deprime,  mentre chi non leggeva prima, dissiperà comunque tanta dovizia di prosa,  improvvisamente assegnata.
Secondo Tonfoni G. 2018, il termine “accoglienza” oggi significa martellante propaganda intesa convincere massicciamente mediante insistenti esortazioni, evocazioni di un presunto dovere e capacità illimitata dei singoli a risolvere problemi gravosi di altri individui, provenienti da aree lontane e da culture diverse, di cui sono spesso ignote le vere origini, le spesso indimostrabili narrazioni di eventi, con costante pressione mediatica, da parte di predicatori e promotori, che portano all' imposizione di una ineludibile accettazione indiscriminata e acritica.
Secondo Tonfoni G. 2018, il termine “multiculturalismo” oggi porta alla cancellazione identitaria, attivando una avversione immotivata nei confronti delle preziose differenze culturali, con relativa eliminazione dei fattori storici, che hanno previsto i confini territoriali come margini di stabilità e tutela delle pregiate varietà culturali. Secondo una pratica del tutto arbitraria del termine semanticamente modificato, ogni residente originario viene privato della propria identità linguistica, regionale, nazionale geopolitica, in nome di un non meglio precisabile globalismo umanitaristico.
Secondo Tonfoni G. 2018, le reti semantiche complesse diventano stereotipi vuoti, privi di contesto, diffusi, autentiche slogature del pensiero globalizzato, che elide il buon senso locale, già a rischio di estinzione. Si perde il senso sublime della garbata ironia, sostituito dal sarcasmo aggressivo, attraverso la rilettura letterale di classici, composti e destinati per una interpretazione metaforica, di cui viene schiacciato lo spessore immaginifico, per creare un immaginario collettivo unico, piatto, in millantato credito.
Secondo Tonfoni G. 2018, assistiamo alla dominazione del pensiero unico, basato sulla parcellizzazione dei dati, assemblati frettolosamente, trattati parzialmente, dando luogo a visioni ideologiche pseudo-umanistiche, basate su teorie inesatte, con conseguenze amplificate dai media, quindi diventate credenze comuni (es: riscaldamento globale, invece della più corretta definizione  di cambiamento climatico, sempre esistito nelle varie ere, dalla preistoria,  termine basato sul solo conteggio di fenomeni di calore, e non dei corrispettivi di altrettanto significativo spessore, di raffreddamento localizzato, in aree geografiche, appositamente escluse dalle misurazioni e analisi delle temperature).
Secondo Tonfoni G. 2018,  che si dichiara credente, sempre rispettosa, non si può fare a meno di notare come oggi chi sia cattolico, debba subire gli effetti di un para-cattolicismo divergente, pontificante, riduttivo, ideologizzato, pressante. Mediante la somministrazione di parabole e analogie, in modalità astorica, impoverite, private dell'indispensabile corredo filologico, le Sacre Scritture, durante l'attuale papato, sono arbitrariamente decontestualizzate, a sostegno di una visione totalmente accentrata sulle esternazioni continue dell'attuale pontefice, di cui si stabilisce un culto della personalità del tutto estraneo, maturatosi sulla base di ripetitive, costanti invettive, mirate a colpevolizzare le classi cosiddette abbienti, indebolendo conseguentemente la fiducia nella infrastruttura produttiva, con ingerenze continue nelle decisioni politiche, che dovrebbero restare laiche, aconfessionali.
Secondo Tonfoni G. 2018, esiste oggi una vera e propria emergenza linguistica; si rende necessario indicare, con esattezza, le nuove accezioni di termini abusati, di parole praticate a sproposito, in eccesso, aggiungendo nuove valenze e rispettive spiegazioni. Ecco due esempi lessicali.
“Profugo” nel 2018 è colui che fugge per motivi non meglio identificati, dalla sua realtà di origine, da una situazione geopolitica, che, se davvero difficile e tumultuosa, lo renderebbe protagonista di una fase importante nella storia del suo Paese. Si tratta di individuo evitante, che spesso non pare conoscere i propri bisogni e sogni reali, e che, se assecondato, finisce per delegare ad un assistenzialismo spicciolo, la formazione della sua nuova identità, nei territori di cosiddetta accoglienza, con fenomeni successivi di spaesamento psicologico, di frastorno cognitivo, di spiazzamento, assai gravi.
“Rifugiato” nel 2018 è colui che rifugge spesso da una esplicitazione coerente della motivazione reale e articolata della propria scelta di evasione, che fa riferimento a frasi stereotipe, spesso progettate da altri, per rientrare arbitrariamente nelle categorie dei moduli predisposti per la accettazione della nuova residenzialità. I risultati della cosiddetta integrazione, gli effetti collaterali dei relativi fenomeni di solidarietà, non sono ancora studiati, restano ignorati o sottostimati, così come le conseguenze comportamentali, che si manifesteranno negli anni.
Secondo Tonfoni G. 2018, esistono nuove derive ideologiche.  Si rilevano fenomeni crescenti di “aiutismo spicciolo” inteso come forma compulsiva indotta, di presunto dovere morale ineludibile di aiutare, a tutti i costi, individui non noti, senza essere in grado di sapere come, quanto, fino a che punto. Si sarebbe potenziato, artificiosamente, un istinto, una coazione indotta a supportare chiunque provenga da altro continente, in nome di un non meglio precisato dovere umanitario, radicatosi, trasmesso già nelle scuole primarie. Tale induzione, spesso conduce all'essiccazione del senso del dovere di ogni individuo, di aiutare prima di tutti se stesso, per non dovere pesare sugli altri a sua volta, perdendo un già precario equilibrio.

Ricapitolando, proponendo queste semplici annotazioni, osservazioni sparse, rimaste a latere del volume Notiziabilità, riportandole rapidamente in forma di  trafiletto interno, si intende rammentare, fare notare la rilevanza degli slittamenti, degli smottamenti del senso di tante parole, ideologicamente modificate, il cui spessore effettivo e conseguente impatto sull'immaginario collettivo, non deve essere sottovalutato. Evidenzia, questa autrice non tendenziosa, certamente coraggiosa, perfino temeraria, l' incidenza della propagazione delle notizie, sull'attuale andamento economico delle varietà regionali, a rischio di omologazione.
Nella sua operatività post-accademica, questa scrittrice pacata, dimostra, motiva filologicamente, esprime rispettosamente, il suo disaccordo, mai offensivo, nei confronti di prassi pseudo-umanistiche, tendenze particolarmente rischiose sui tempi lunghi, indicando come la mancanza di sicurezza interpretativa, la progressiva immissione di dati incerti, in aree assestate, ove si contava finalmente su una certa raggiunta stabilità, possano innescare fenomeni di tracimazione, provocando vuoti incolmabili, distorsione del senso irreversibile, erosione del significato, di non più trascurabile entità.
 

 

8-04-2019